Cagliari | ITALIA

Le birre Italian Grape Ale

Il mix di mosto d'uva e birra artigianale rivela complessità e identità uniche. Un viaggio nel mondo delle birre che sfidano il confine tra birra e vino.

Cagliari | ITALIA

Le birre Italian Grape Ale

Il mix di mosto d'uva e birra artigianale rivela complessità e identità uniche. Un viaggio nel mondo delle birre che sfidano il confine tra birra e vino.

A quanti di noi è capitato? A volte i viaggi in aereo non sono in perfetto orario. Quando capita, può essere l’occasione di terminare la lettura del libro portato in viaggio: questa volta avevo con me “La Birra non esiste”. La foto dell’autore sembrava guardarmi dalla copertina: Kuaska, col suo volto sorridente, con in mano un bel bicchiere di birra. Questo testo sulle birre artigianali racconta un mondo: la birra artigianale, Italiana e non, e i suoi appassionati produttori. Mondo che diventa ancor più interessante quando si inizia a parlare di IGA, Italian Grape Ale, un nuovo standard di birra che ha visto la luce proprio in questi ultimi 15 anni.

"Un prodotto “di confine” tra la birra e il vino, le Italian Grape Ale"

Il birrificio Barley è stato il primo a produrre una IGA, nel 2006. L’intuizione di Nicola Perra, mastro birraio del birrificio Barley, di produrre una birra con aggiunta del mosto dell’uva “cotto” alla lavorazione della birra artigianale ad alta fermentazione, ha portato alla successiva diffusione di questo modo di produrre la birra in Italia, basti pensare al fatto che ad oggi, ben più di centocinquanta birrifici artigianali italiani hanno in produzione almeno una IGA. Un prodotto “di confine”, tra la birra e il vino: infatti è al mondo del vino che Barley si accosta, anche per la scelta di non commercializzare la birra in fusti ma in bottiglie da 75 ml, esattamente il formato delle bottiglie di vino. Siamo nel 2009, La prima Birra con aggiunta di mosto è una Imperial Stout, una birra a cui è stato aggiunto il mosto cotto dell’uva Cannonau, la BB10.

Per il riconoscimento internazionale di questo nuovo stile birraio dovremo attendere ancora, ma già nel 2015 esso viene citato nel Beer Judge Certification Program dando in qualche modo una ufficialità a questo stile brassicolo. La IGA è una birra che può avere fino al 40% di mosto d’uva o di vinacce nella sua formulazione. Una birra così ha un ventaglio di profumi e una complessità e ricchezza gustativa che non sono comuni: son diversi, sono particolari e fortemente identitari. L’idea di Nicola Perra è quella di utilizzare un prodotto ricercatissimo e fortemente identitario per la Sardegna: la Sapa, il mosto cotto dell’uva con cui vengono preparati alcuni dolcetti della tradizione sarda, i Pabassinos, le tiliccas, le Caschettes, il Pane di Sapa. Anche in Emilia si trova una grande tradizione di mosto cotto, la Saba che anche qui è utilizzata per la cucina e la pasticceria: il Pan dolce di Natale, il Bensone e il Savor Modenese. Da qui a breve la sperimentazione si fa largo tra le fila dei birrifici artigianali italiani che spesso utilizzano per il mosto un vitigno tipico della loro zona: una ricerca che va ben oltre la passione per la birra e racconta l’orgoglio di far parte del territorio nel proporre la tradizione, rinnovandola. Ad ogni regione dunque il suo mosto: in Toscana quello ottenuto dal Sangiovese, in Piemonte dalla Barbera, in Sardegna dal Cannonau, in Veneto dal Moscato fior d’arancio e così via, con fantasia ed estro tipici del nostro paese.

"Una birra che si può abbinare non solo coi formaggi erborinati ma anche coi dolci di mandorle tipici della tradizione sarda"

Finalmente il mio volo atterra e scopro che il birrificio Barley è a Maracalagonis, poco più di trenta minuti da Cagliari. La visita è particolarmente piacevole, faccio due chiacchiere con Isidoro Mascia, uno dei due soci, che mi racconta brevemente il loro lavoro. La degustazione delle birre va ben oltre le mie più rosee aspettative: un prodotto che possiede complessità, intensità, armonia e persistenza. Un vero capolavoro, declinato in non meno di dieci birre con dieci diversi mosti, sia cotti che crudi, ottenuti da diversi vitigni per lo più autoctoni, spesso in purezza. Una bevanda che supera i limiti degli abbinamenti tradizionali e stupisce per originalità e carattere. La BB10 non a caso è stata insignita di molti prestigiosi riconoscimenti nel mondo delle birre artigianali e li merita ampiamente: una Imperial stout che ha il colore di un caffè denso, impenetrabile, con una schiuma compatta e ambrata, che ha una consistenza visiva densa, preludio di quelle che saranno le decise sensazioni che ci darà al palato. I suoi profumi sono molteplici: inizialmente la dolcezza della profonda tostatura dell’orzo ci accompagna verso aromi di fichi secchi, uva sultanina, cacao, caffè dolce e melassa, con una conclusione di caffè in polvere, cioccolato amaro e zucchero di canna caramellato. Una birra che non mi sorprenderebbe abbinare non solo coi formaggi erborinati ma anche coi dolci di mandorle tipici della tradizione sarda, oppure con i dolci del periodo natalizio: panforte, panettone, salame al cioccolato. Chi lo avrebbe mai detto? Una birra che si può abbinare coi dolci! Ma non finisce qui. Per le loro caratteristiche le birre che si basano sullo stile Imperial Stout e Stout, come le Barley wine, sono birre che sono concepite per dare il loro meglio col trascorrere del tempo. La BB10 è una birra che ha 2 anni di affinamento in bottiglia ma potrebbe ancora darci delle belle sensazioni tra un paio d’anni, se riusciremo ad essere pazienti!