Friuli | ITALIA

Oslavia, Gravner e la Ribolla Gialla

Una storia di valorizzazione di un vitigno storico e del suo primo produttore. Tra Riscoperta e rinnovamento un vino che è stato un apripista tra le fila degli Orange Wine.

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Oslavia, Gravner e la Ribolla Gialla

Una storia di valorizzazione di un vitigno storico e del suo primo produttore. Tra Riscoperta e rinnovamento un vino che è stato un apripista tra le fila degli Orange Wine.

E’ il Giugno 1987 e Josko Gravner è appena tornato dalla California e non vede l’ ora di arrivare a Oslavia e rivedere i suoi amati vitigni di Ribolla Gialla. Il vino Californiano era in rapida ascesa, sembrava che questi vini avessero una struttura perfetta ed una fortuna sul mercato senza pari. Secondo Gravner però la realtà era alquanto diversa perchè le migliori cuvée californiane non toccavano assolutamente la sua anima: c’era troppo di tutto. In questo viaggio, aveva rivisto come in uno specchio il suo percorso di vita. A partire dal lontano 1973 quando acquisì la cantina di famiglia e rivoluzionò tutto. Sostituì inizialmente le vecchie botti con serbatoi di acciaio e in seguito passò alle barrique nuove di rovere francese. Il successo non mancava, infatti le sue bottiglie in vendita terminavano subito ma Gravner non si sentiva soddisfatto. Josko si chiedeva come avrebbe potuto riguadagnare la sua autenticità di produttore rispettoso della tradizione. Avrebbe impiegato ben dieci anni per trovare la risposta giusta, ma gli effetti di quella risposta avrebbero travolto l’industria vitivinicola italiana e non solo come un vero e proprio tsunami. Riaffermando, allo stesso tempo, l’identità di un piccolo ed allora poco conosciuto paese.

"Segno divino o semplice disgrazia?"

I viticoltori della zona e della vicina Slovenia avevano un’arma segreta: la lunga macerazione sulle bucce. Lasciare le uve bianche a macerare a contatto con bucce per un periodo prolungato, di una settimana o più, non solo garantiva l’estrazione di sapori e profumi in quantità maggiore, ma forniva al vino anche tannino, corpo e una notevole struttura. Gravner era sempre più affascinato da questa tradizione che veniva dalla lontana Georgia e che raccontava di anfore interrate (chiamate Qvevri). Nel 1994 ci fu così la sua prima prova di vini macerati e si rese conto che la chiave del successo era la semplicità ed il ritorno alle radici della vinificazione. Gravner applicò su più larga scala gli esiti di questa prova quando, pochi anni dopo- nel 1996 Oslavia fu colpita da due terribili grandinate che gli fecero perdere circa il 95% della sua amata Ribolla Gialla. Fu un segno divino o una semplice disgrazia? Non sapremo dire ma quello che rimase fu lasciato a lungo a macerare nel mosto. Questi pochi litri furono il primo nucleo della svolta di Gravner. La prima annata ad essere messa in commercio fu la 1997 ed a partire da quell’ anno Josko iniziò ad utilizzare solo grandi botti di rovere di Slavonia sia per la fermentazione che per l’invecchiamento. Solo ed esclusivamente l’amata Ribolla Gialla restavano dodici giorni in macerazione; il vino ottenuto veniva imbottigliato direttamente senza essere filtrato e quindi si otteneva un vino velato, scuro quasi ambrato con inebrianti aromi di spezie, erbe secche e frutti autunnali dalle note mielate.

Questi vini non solo erano totalmente diversi da quelli prodotti nel Collio in quel periodo, ma anche da tutti quelli precedentemente imbottigliati in tutta Italia. Tutto ciò comportò uno scalpore devastante per lo stesso Gravner; il Gambero Rosso infatti tuonò “Gravner è impazzito”. In quell’ annata l’ 80% del vino fu mandato indietro, forse non del tutto compreso. Fu una pillola amara da ingoiare, ma Gravner era sicuro di essere sulla strada giusta, perciò proseguì nella sua produzione. Il resto della storia fu un crescendo tanto che Gravner riuscì a farsi spedire i Qvevri direttamente dalla Georgia per portare avanti le sue macerazioni e la sua idea di vino ed inoltre iniziò a piantare solo la sua amata Ribolla Gialla.

Infine Josko Gravner, viticoltore visionario, additato come folle ed eretico, proveniente da un piccolo paese sul versante italiano del Collio è riuscito a mettere nuovamente in tavola i vini bianchi macerati. riuscendo a riappropriarsi di un’identità culturale perduta. L'identità culturale, che può assumere molte forme e riguardare indistintamente l’arte, la cucina, la lingua, il legame con il proprio territorio di appartenenza o come succede più spesso, un insieme di tutto questo. In questo caso l’incontro tra la visione e la caparbietà di un uomo in un piccolo territorio del Collio e la coltivazione e vinificazione della Ribolla Gialla ha prodotto un vino eccezionale.

"Cosa sarebbe Oslavia senza un bicchiere di Orange Wine"

Cosa sarebbe Oslavia senza un bicchiere di Orange Wine creato dalla macerazione con la Ribolla Gialla, ed oggi con le nuove farine prodotte dalle vinacce di Ribolla Gialla? Proprio così, la vinaccia di Ribolla Gialla di Oslavia da prodotto destinato alla distillazione è diventata ingrediente nobile di una farina speciale. La vinaccia viene essiccata, tritata e preparata per essere miscelata con vari grani antichi. L’obiettivo è quello di valorizzare la cultura contadina locale per garantire al consumatore un prodotto di qualità attraverso un’agricoltura sostenibile. Garantendo così, in tutta la filiera dalla terra al prodotto, una trasformazione alimentare nel rispetto dell’ambiente e nella tutela primaria del consumatore. Il metodo di lavorazione della farina di vinacce di Ribolla Gialla garantisce al prodotto caratteristiche uniche: cottura veloce, possibilità di essere mangiata anche dai vari intolleranti ed abbinamento con molteplici ricette: se vi dicessi Tagliolino di Ribolla Gialla ai funghi porcini con un bel bicchiere di Gravner, come vi sembrerebbe?