Retrogusti siamo noi. Figli degli anni '70 e '80, cresciuti tra cassette, telefoni a filo, la televisione che trasmetteva "Bim Bum Bam" e i primi video musicali. Siamo quelli che hanno visto i primi personal computer invadere le case, quelli che ricordano l’odore delle videocassette e che hanno imparato a districarsi in un mondo che si trasformava velocemente.
É un progetto che nasce da noi, con lo spirito di chi è nato e cresciuto in questa generazione di mezzo, sempre in bilico tra un passato da preservare e un futuro da esplorare.
Retrogusti è un riflesso di questa nostra natura: un’avventura che vuole scavare a fondo, andare oltre l’apparenza e
ritrovare quei sapori autentici, quei "retrogusti" che spesso si perdono nel frastuono del nuovo.
Chi meglio di noi, che ha vissuto il passaggio dalle cene di famiglia alla cucina fusion, può raccontare il profondo legame tra cibo, vino e cultura?
Se chiudo gli occhi, riesco ancora a sentire il suono delle posate sui piatti di ceramica durante le cene di famiglia. Il cibo era rituale, con regole non scritte: non si iniziava prima che fossero tutti a tavola, e c'era sempre un piatto che parlava della nostra storia. Forse è per questo che, oggi, noi di Retrogusti non ci limitiamo a recensire un piatto o un vino; raccontiamo le storie che ci stanno dietro. Perché quel piatto non è solo un assemblaggio di ingredienti, è il frutto di un legame, di una tradizione, di un retrogusto che ci riporta a casa.
Ma siamo anche quelli che hanno visto arrivare i fast food sotto casa, che hanno iniziato a sperimentare con le cucine etniche prima che diventassero un trend. Abbiamo imparato a destreggiarci tra la lasagna della nonna e il sushi del sabato sera, tra il ristorante cinese a conduzione familiare e la pizzeria con i tavoli di plastica. Questa ambivalenza, questa capacità di muoversi tra passato e presente, è il nostro marchio di fabbrica, il nostro approccio alla vita e al cibo.
E poi c’è il vino. Ah, quante serate passate a discutere su quale etichetta aprire, su quale terroir scegliere. Se c’è una cosa che noi della “generazione di mezzo” abbiamo capito è che il vino è molto più di una bevanda: è un dialogo tra chi lo produce, chi lo beve e chi ne racconta la storia. Non siamo stati quelli che si accontentavano delle etichette storiche dei nostri genitori, né quelli che si sono buttati su ciò che andava di moda per il gusto dell’estetica.
Per noi, una bottiglia di vino è un libro da sfogliare
un modo per scoprire storie nuove, per viaggiare senza muoverci da tavola.
Abbiamo vissuto l’esplosione dei "Supertuscans" e visto come certi vini siano diventati emblemi di un’Italia che cambia e che si rinnova. Ma senza fermarci qui: abbiamo imparato ad apprezzare i piccoli produttori, le storie meno conosciute, quei vini che magari non trovano spazio sugli scaffali delle grandi catene ma che hanno molto da dire. Ed è questa la nostra missione su Retrogusti: riportare alla luce quei retrogusti dimenticati, quelli che richiedono tempo, attenzione, e un po’ di voglia di esplorare.
Si parla sempre più spesso di autenticità, ma per noi non è solo un termine alla moda. Siamo cresciuti in un’epoca di transizione, in cui tutto sembrava cambiare troppo in fretta. Ed è forse per questo che abbiamo imparato a dare valore a ciò che è vero, genuino, a ciò che non ha bisogno di artifici per dimostrare il proprio valore. L’autenticità è quel filo rosso che lega tutte le nostre scelte, è ciò che cerchiamo quando raccontiamo di un piccolo ristorante di provincia o di un vino fatto con passione.
E so che non è sempre facile. Siamo bombardati da mille input, da nuove mode che cambiano al ritmo di un post su Instagram. Ma per noi, l’autenticità non è un’opzione: è l’essenza stessa di ciò che facciamo. È un ritorno a una cucina che rispetta i tempi della natura, che valorizza il territorio, che non si piega alle logiche del profitto facile. Ed è per questo che ogni volta che raccontiamo una storia o organizziamo un evento, lo facciamo con l’onestà di chi sa di parlare di qualcosa di molto personale.
Oggi, ci troviamo in un punto cruciale: siamo a metà strada tra chi ci ha preceduto e chi ci seguirà. E sento che il nostro ruolo, anche qui su Retrogusti, è quello di essere un ponte. Un ponte tra il sapore autentico delle cose fatte bene e l’entusiasmo di chi è pronto a innovare.
“Non abbiamo paura di osare, ma non dimentichiamo mai da dove veniamo”, è questa la nostra forza.
E così, continueremo a raccontare, a esplorare, a scoprire nuovi retrogusti. Continueremo a essere quella voce che invita a fermarsi un attimo, a riflettere, a cercare il valore delle cose che contano davvero. Perché il cibo e il vino, in fondo, sono una scusa per parlare di noi, della nostra storia e della nostra umanità. E noi, di storie da raccontare, ne abbiamo ancora tante.