Abruzzo | ITALIA

Abruzzo, un inaspettato viaggio nei vini

Itinerario alla scoperta dei sorprendenti vini d’Abruzzo e degli ottimi prodotti del territorio. Con una inattesa e intensa dichiarazione d’amore.

Abruzzo | ITALIA

Abruzzo, un inaspettato viaggio nei vini

Itinerario alla scoperta dei sorprendenti vini d’Abruzzo e degli ottimi prodotti del territorio. Con una inattesa e intensa dichiarazione d’amore.

Come dicevano in “Amici Miei”? “cosa è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione” Ecco dunque che un viaggio di lavoro in Abruzzo si trasforma in una meravigliosa gita di piacere di due giorni, ma non ditelo a mia moglie!

Le premesse dunque erano tutt’altro che piacevoli, una consegna rapida da Firenze a Teramo con ritorno in serata, una sfacchinata colossale. D’improvviso però l’intuizione: perché non chiedere ad un amico se volesse venire con me e trasformare la transumanza in una vacanza di due giorni con visite in cantina annesse? Detto, fatto. Organizziamo tutto in pochissimo tempo: prima il dovere ovviamente, venerdì pomeriggio appena arrivati ci saremmo subito tolti l’incombenza per la quale ero partito, e poi subito a ruota: aperitivi in spiaggia, cene, degustazioni di qua, degustazioni di là. Una faticaccia.

L’Abruzzo è una terra che amo, ci sono andato moltissime volte ma ogni volta devo riprenderne il filo, devo ritrovare sintonia e dunque si inizia dalla base.

Si riparte da un bel Trebbiano d’Abruzzo, bevuto su un patio di Tortoreto Lido, con un amico che eravamo andati a trovare. Sarei dovuto probabilmente partire da una Passerina o da un Pecorino, ma volevo riconciliarmi col mondo dei trebbiani: eccolo dunque, un fantastico Trebbiano d’Abruzzo Superiore dell’azienda Terraviva.

Una sorpresa per me, piccola realtà situata proprio a Tortoreto, con le vigne che guardano il mare in una splendida cornice. Non so se fosse per il mare che ho a 20 metri che mi condiziona o per le vigne di questa cantina che ne subiscono davvero il netto influsso, ma questo Trebbiano Superiore è oro liquido con una mineralità pazzesca, direi grafite al naso, ed una complessità che in pochi altri Trebbiano Superiore ho riscontrato. Avrà molti, molti anni davanti questo vino, sono pronto a scommetterci.

“Siamo venuti ad assaggiare ottimi prodotti territoriali”
“Ci penso io” dice il proprietario

Il riposo dei giusti a precedere l’esperienza all’Enoteca Centrale di Teramo. Sì perché di una vera esperienza si è trattato. Entriamo belli carichi e mettiamo subito le cose in chiaro: “Siamo venuti ad assaggiare ottimi prodotti territoriali”. Detto, fatto, il proprietario si rivolge a noi con un rassicurante “ci penso io”.

Prima ancora di decidere cosa bere, ci porta dieci bicchieri e ci fa assaggiare 5 vini diversi da cui cominciare, di cui 2 bottiglie stappate davanti a noi: un trattamento da signori!

Optiamo per un Cerasuolo di Inalto, azienda di proprietà della famiglia De Cecco. La cosa un po’ mi disturbava onestamente, però che vino! Ed infatti lo scegliamo.

Il Cerasuolo d’Abruzzo poi, il tipico vino che se devi scegliere una bottiglia per una cena, ti va con tutto.

Ovviamente gli altri 4 bicchieri, in cui c’erano anche 3 bianchi, mica li abbiamo resi! Li abbiamo usati per abbinarci il primo piatto: tagliolini cremosi con fave, burrata e pancetta croccante. Che goduria.

Nei bicchieri c'erano 2 Trebbiano d’Abruzzo e un Pecorino Superiore, che hanno fatto la loro figura. Anche se al vino Pecorino, io preferisco sempre il formaggio! Questione di gusti.

Arriva finalmente il piatto che avrebbe dovuto essere l’ antipasto, dopo ci siamo fatti portare: “pallotte cacio e ova” al sugo, abbinate al nostro Cerasuolo. Oh, io quella bottiglia me la sono pure comprata, fate voi. 

Dopo i nostri bicchieri e la bottiglia intera in 2, la lucidità cominciava a calare, ma non abbastanza da dimenticare il secondo piatto, un agnello al forno con carciofi, incredibile. Ne avevano una sola porzione, ce la siamo divisa col cuore infranto. Abbiamo bevuto su un Montepulciano d’Abruzzo, un bicchiere a testa (anche perché, a questo punto una seconda bottiglia pareva troppo anche a noi...). La cantina era la stessa del Trebbiano del pomeriggio, Terraviva: confermo la qualità del produttore, assolutamente.

A questo punto pensavamo di aver finito, ma il nostro anfitrione si presenta con un piatto di pecorini invecchiati e sapidi da morire, accompagnati da un ottimo vino cotto abruzzese. 

“Il vino cotto è un’esperienza”

A questo punto, cotti anche noi, come il vino, ce ne filiamo a letto, come bambini felici al ritorno dalle giostre: l’indomani sarebbe stata una giornata tosta in effetti.

Il sabato è stato tutto programmato largamente, dovevamo essere preparati, la giornata si prospettava impegnativa.

Partiamo presto, dopo colazione, per giungere da Cirelli, azienda agricola nota per essere tra le prime a vinificare in anfora. Località Atri, nel pieno centro della zona protetta dal WWF dei Calanchi. Non li avevamo mai visti e la meraviglia ci sorprende.

Il viaggio da Teramo ad Atri, passando per le colline interne, ci ha letteralmente riempito il cuore: un paesaggio meraviglioso, susseguirsi ordinato di colline, vigne, oliveti, calanchi impressionanti.

Da Cirelli lo spettacolo degli alberi da frutto, della ficheta, gli animali, tutto assolutamente in armonia con la natura.

Visitiamo velocemente le vigne e poi subito in cantina, dove personalmente rimango affascinato dalla pulizia e precisione e dalla cura estetica della zona con le anfore interrate e ricoperte di sassi di fiume.

Il tavolo apparecchiato per la degustazione era di una cura disarmante.

Ci accoglie sulla tovaglietta lo slogan di Francesco Cirelli:

“Mentre faccio il vino, immagino di preparare una pozione magica. Un antidoto alla tristezza, un balsamo per vecchie ferite, una bevanda che non faccia dimenticare, ma perdonare. Una dichiarazione esistenziale. Un mio messaggio d’amore incondizionato.”

I suoi vini sono tutti racchiusi in quella bellissima dichiarazione d’amore: solo anfora, per non vederne contaminate le intenzioni, Trebbiano d’Abruzzo, Pecorino, Cerasuolo e Montepulciano. Devo dire che il Trebbiano mi ha convinto, seppure non avesse la potenza e la complessità di altri che ho bevuto, ma aveva la freschezza che in altri mancava.

Rimango invece perplesso dal Montepulciano, forse ancora troppo giovane, spigoloso. Dovrò ri berlo fra un po’ di tempo, per togliermi il dubbio.


Finita la degustazione, salutiamo e torniamo a Tortoreto Lido, dal nostro amico: che non te lo fai uno spaghetto con le vongole e due chiacchiere al mare?

Pomeriggio dedicato ai nostri doverosi acquisti in enoteca, poi riposo, pronti alla battaglia finale: la cena con degustazione di 7 portate e 7 vini da Emidio Pepe!

Aspettavamo questa serata da tutto il viaggio, ma mai avrei potuto pensare che sarebbe stata così speciale.

Intanto quando arriviamo, prima sorpresa: vediamo seduto sul patio della casa/agriturismo a godersi il panorama un signore molto anziano, con sguardo serio, austero, ma sereno. Era proprio lui, Emidio Pepe in persona, 92 anni! Incredibile.

Poi, un gran trambusto di gente, Emidio in ottima forma che si alza, arriva tutta la sua famiglia intorno a lui, i suoi figli, i nipoti. Un altro gruppo di altrettante persone che si avvicina, giovani e meno giovani. Abbracci, sorrisi, mentre Emidio si commuove.

Chiediamo cosa sta succedendo. “State assistendo ad un evento unico”, ci viene risposto.

Ci viene raccontato il perché, chi è quel gruppo di persone, come mai tanta felicità e commozione.

Ci viene raccontato di quando Emidio, 30enne, negli anni 60, ereditata l’azienda di famiglia che produceva e vendeva vino sfuso, voleva qualcosa di diverso per il suo futuro.

Emidio era un visionario. Anni 60, famiglia contadina abruzzese, fonda un gruppo chiamato “Tre P." Dove le tre P stanno per:

“Provare Per Progredire”

“Provare” a fare qualcosa di diverso all’interno di una famiglia di contadini? Follia. Perché cambiare quello che la tradizione ci ha insegnato a fare da sempre? “Progredire” poi, verso cosa? 

Emidio non si dà per vinto ed ottiene la possibilità di fare uno stage presso una azienda agricola in Olanda. Erano gli anni 60; lo ripeto, perché è imbarazzante da quanto è innovativo.

Qui incontra una famiglia che cambierà per sempre la sua vita, la sua visione: una famiglia di contadini olandesi che producevano latte che a un certo punto decisero di trasformare in formaggio vendendolo, dando un impulso imprenditoriale alle loro vite.

Emidio tornerà profondamente cambiato da questa esperienza e convincerà tutti ad abbandonare i vecchi schemi per produrre ed IMBOTTIGLIARE un Montepulciano di qualità, da invecchiamento. Tutti lo prendono per pazzo. Il Montepulciano? Era un vino da tutti i giorni, da vendere sfuso.

Continuerà a frequentare questa famiglia di olandesi nei successivi 30 anni, ogni anno, finché la vecchiaia inizierà a mettergli i bastoni fra le ruote.

Per 20 anni non li vede più. Fino, appunto, alla sera del nostro arrivo, perché la sera stessa arrivano a trovarlo i suoi amici dall’Olanda, la famiglia che gli ha cambiato per sempre la vita, non solo a lui, ma a tanti altri che hanno seguito il suo esempio in Abruzzo, negli anni a seguire.

E noi eravamo proprio lì, da Firenze, in un giorno qualunque delle nostre vite.

Che meravigliosa coincidenza!

La visita in cantina che segue sarà altrettanto meravigliosa e magica. Ci spiegano la loro filosofia, di vini naturali, non filtrati, ci raccontano i processi. Ma ciò da cui rimaniamo assolutamente abbagliati è la cantina di affinamento delle vecchie bottiglie! Centinaia di migliaia di bottiglie accatastate con precisione maniacale, di ogni annata, dalla prima prodotta fino all’ultima, non etichettate.

Domandiamo perché ed ancora una volta ci appare in faccia tutto l’essere visionario di quell’uomo: Emidio, fin dalla prima annata, decise di imbottigliare e vendere subito metà della produzione e conservarne l’altra metà. Per farne cosa? Perché ogni tanto va e riassaggia le vecchie annate e decide quando sono PERFETTE (secondo i suoi gusti) ed allora con estrema pazienza le decanta una ad una, le ricolma,  le ritappa e le etichetta con quella originale della stessa annata di produzione! Incredibile. 

È per questo che da Pepe puoi trovare annate vecchissime, ancora disponibili, perfettamente integre e conservate in maniera maniacale, ricolmate, ritappate, immortali. Una cosa pensata negli anni 60. Che visionario!


Arriva finalmente l’ora della cena, anche se, lo dico sinceramente, sono talmente affascinato da tutto quello che mi circonda, dalla magia, che avrebbero pure potuto darmi pane secco e acqua di pozzo che non avrei fiatato. Eppure la meraviglia non era affatto finita. 

La cena, un tripudio di qualità e ricercatezza, con ingredienti sempre genuini e a metri 0.

Ma i vini!!!! Cosa erano quei vini??? Abbiamo bevuto tre Trebbiano d'Abruzzo, delle annate 2022, 2009, 2005. Gioielli di freschezza e complessità. Abbiamo intervallato con un Pecorino 2022. Ed abbiamo finito col botto: Montepulciano d’Abruzzo, annate 2009, 2003, 2000! Ventiquattro anni di bottiglia per la 2000 che aveva ancora tannini e acidità che ti stendevano. Ma la finezza e la freschezza della 2009 rimarranno ineguagliabili.

Che esperienza pazzesca! Ce lo ripetiamo in continuazione, durante il viaggio di ritorno, l’indomani, con il mio amico. L’Abruzzo è una terra complessa, piena di persone genuine e di vini genuini. E di storie da raccontare.