Friuli | ITALIA

Arancione, come il Collio

Viaggio - lento - nella regione più arancione d’Italia, in cui le fermate sono tutte storie di valorizzazione e di riscatto di un territorio di confine e delle sue produzioni.

Friuli | ITALIA

Arancione, come il Collio

Viaggio - lento - nella regione più arancione d’Italia, in cui le fermate sono tutte storie di valorizzazione e di riscatto di un territorio di confine e delle sue produzioni.

Tutte le strade portano a Roma, si dice, e in un certo modo è vero. Allo stesso modo, di alcuni paesi, si dice siano dimenticati da Dio. Anche se impropriamente, la regione geografica identificata come Collio ci regala questa vaga sensazione di borghi isolati, da raggiungere a volte tramite un’unica strada in entrata e in uscita. Incastrato in un luogo di confine tra la Slovenia e l’Isonzo, relegato a memorie di guerra e sacrari dedicati ai caduti, è in realtà un territorio dotato di una grande vitalità, costellato di dolci saliscendi contrapposti alle sue affascinanti asperità, geografiche e morali. 

Dalle dolci colline dove le vigne sono curate come giardini è possibile abbandonare lo sguardo fino all’Adriatico e alle spalle percepire l’incombenza della grigia roccia delle Alpi Giulie 

Il Collio, condiviso tra Friuli e Slovenia, trattiene da secoli elementi di queste culture, ancora oggi profondamente legate, tanto da festeggiare fraternamente l’abbattimento dell’ultima frontiera italo-jugoslava quando, il 1° Maggio 2004 una gran folla festante scese in Piazza della Transalpina. In questo rimando alla Berlino 1989 cadde l’ultimo muro d’Europa che dal ’47 separava in due città, paesi e famiglie. 

Qui la natura e la mano dell’uomo si integrano 

Tra villaggi e castelli; come a Spessa, S. Floriano o Dolegna  i ricchi boschi che circondano la regione. I vini somigliano a chi li coltiva, ne hanno le peculiarità; schivi e asciutti ma in grado di regalare grandi soddisfazione a chi decide di esplorarne le molteplici sfumature. I bianchi autoctoni, leggasi Ribolla gialla, Friulano, Malvasia, sono freschi ed eleganti, profumati e sapidi, si abbinano alla perfezione a piatti di pesce, verdure e formaggi non stagionati, fino a piatti di carni bianche non troppo elaborati. Ma nei circa 1500 ettari vitati della zona si è fatta strada, in anni recenti, la (ri)scoperta di una tecnica di vinificazione quasi totalmente abbandonata e forse mai veramente esplosa in Europa per i vini bianchi fuori dalla produzione ad uso familiare.

Ma andiamo per ordine; all’estremità orientale del Collio, sulla strada che collega S. Floriano con Gorizia, troviamo Oslavia, un quartiere di Gorizia che prende il nome dalla collina su cui poggia, separato dalla città  dal fiume Isonzo. Il nome Oslavia può essere inteso come l’aferesi di Jugoslavia o come derivazione 

Dallo sloveno "oz elav", interpretabile come “la più gloriosa”

Una sorta di premonizione di gloria e bellezza. Qui da alcuni anni è in atto la rivoluzione di cui accennavamo; da quando nel 1996 Josko Gravner decide di provare a vinificare le uve bianche con la tecnica della macerazione sulle bucce. Questo a seguito di alcune grandinate che distrussero la quasi totalità della produzione. L’intuizione è vincente e, dopo un viaggio nel 2000 in Georgia, dove scopre tecniche antiche di fermentazione, acquista e porta in Italia le anfore di terracotta (kvevri) per macerare la sua Ribolla. Dall'affinamento esce un vino dal color ambra, quasi arancione, grazie alla cessione dei tannini contenuti nelle bucce. Ma non è solo il colore a giovare di questo trattamento, il vino al naso e al palato risulta più strutturato e d’impatto, decisamente sapido

Tanto “umami” che l’eco è giunto fino al Giappone

La strada è dunque tracciata, l’esperimento ha avuto successo, a partire da questo momento sempre più viti aliene vengono espiantate e sostituite con varietà autoctone, nel rispetto di fare quanto si sente intimamente. E allora si chiude il cerchio, nell’era dell’economia circolare torniamo ad appropriarci di tecniche abbandonate in nome dell’industrializzazione, del profitto e del prodotto standardizzato; torniamo a parlare di vino e cibo con lentezza, come facevano i nostri padri. Gli antichi usi dei nostri antenati ci regalano un nuovo meraviglioso capitolo della cultura vinaia del nostro paese, ecco che d’improvviso questa bacca ci omaggia di un vino complesso e armonico, ideale per accompagnare piatti locali più importanti come pesci grassi o affumicati, carni forti, come la selvaggina, zuppe e verdure anche fritte, fino ad accostarsi alle cucine esotiche.

Partendo dal presupposto che tutto ciò che è presente esternamente alla bucce finiremo poi per berlo, si sviluppano tecniche di coltivazione biologica e biodinamica a braccetto con l’amore per il territorio, che qui è casa dei produttori, impegnati nella creazione di un ambiente armonioso e ricco di biodiversità. E allora, accanto ai filari, si vedono stagni e boschetti e piante da fiore e nidi per uccelli, con la convinzione che la vita porta altra vita. 

Nel 2010, con lo scopo di tutelare il territorio attraverso la vite, la sua terra e le sue genti, nasce l’Associazione produttori Ribolla di Oslavia

Sette cantine  - Dario Prinčič, Fiegl, Gravner, Il Carpino, La Castellada, Primosic, Radikon - votate allo sviluppo di un quasi unicum a livello nazionale che nel 2018 ha visto la realizzazione di un percorso a collegare idealmente i produttori lungo una piacevole passeggiata tra terrazzamenti e scorci sulla pianura. Un sentiero punteggiato di (sette) panchine arancioni, un invito a soffermarsi sul legame tra passato e futuro di questo luogo, dove gettando lo sguardo al di là della valle ti ritrovi in Slovenia, dove i nomi dei tuoi ospiti hanno ben poco di italiano, dove conviene abbandonare la ragione e proseguire a braccio. Qui ci accorgiamo che i confini sono molto più labili che non nelle nostre menti, e che collaborazione, rispetto e condivisione possono essere più che parole. Con un calice di Ribolla in mano realizziamo che l’essere umano è in grado di fare grandi cose quando tratta con rispetto e amore quanto la natura gli dona.