Borgogna | FRANCIA

Beaujolais o della luce di Borgogna

Un Viaggio nel mito della Borgogna, sull’onda delle emozioni alla scoperta di eccellenze e tipicità, con uno sguardo trasversale. In tre puntate. Prima parte, Morgon.

Borgogna | FRANCIA

Beaujolais o della luce di Borgogna

Un Viaggio nel mito della Borgogna, sull’onda delle emozioni alla scoperta di eccellenze e tipicità, con uno sguardo trasversale. In tre puntate. Prima parte, Morgon.

Gli Unicorni esistono: li abbiamo incontrati molte volte nel nostro lungo viaggio in Borgogna.

Gli Unicorni sono ben presenti nella cultura popolare francese; li ritroviamo negli arazzi di Cluny, nei sette arazzi di François VI de La Rochefoucauld, è la loro magia che aleggia un po’ ovunque e te ne rendi conto subito. Esiste una espressione, nel nostro meraviglioso mondo del vino, che parla di alcuni prodotti e li definisce proprio “Unicorn Wines”, I vini unicorno: vini rari, vini magici, vini preziosi, vini introvabili, ed in Borgogna ne è pieno. Sono nascosti, sono protetti, sono avvolti da magia, non è mica facile trovarli!

Gli Unicorni esistono e sono un po’ ovunque

Li trovi fra le praterie sconfinate, nei meravigliosi boschi, nelle abbazie, ti fanno capolino da una piccola finestra di un ancor più piccolo paese disperso nel nulla della bellezza cosmica di quei paesaggi, in cima ad una roccia della Côte Chalonnaise, oppure in fondo alla coppa d'un bicchiere di vino. Paesaggi rari, magici, preziosi. Credi che siano introvabili, come gli Unicorni, ma poi alla fine ci sbatti addosso. E ti cambiano la vita.

Era da tempo che avevo in programma un viaggio in Borgogna, con tutta la famiglia. Ma non era cosa semplice da pensare e organizzare, come li tieni a bada due bambini vivaci di 3 e 9 anni in un viaggio di millemila ore da Firenze? Senza contare le millemila ore una volta arrivati in Borgogna, tra spostamenti, visite in cantina, degustazioni, pranzi, cene, tutto ciò che fa di solito un  vero appassionato in viaggio alla Mecca del vino.

Si va in camper, con un’altra famiglia di amici, anche loro in camper. Due coppie perfettamente assortite: io e il mio amico, anche lui appassionato di vini come me; le nostre mogli, amanti del buon bere e perfette compagne di viaggio; i figli affiatati e complici.

Cerchiamo di pianificare tutto alla perfezione, nella nostra mania di controllo, incrementata da curiosità ed eccitazione. Le tappe tutte già stabilite, l’elenco di cantine da visitare e vini da assaggiare, l’elenco di luoghi di interesse, borghi, abbazie, paesaggi, l’elenco di ristoranti, enoteche e tutto il resto. Informazioni catturate con mesi e mesi in anticipo, camper prenotato mesi e mesi in anticipo, tutto scritto, tutto pianificato, tutto già sognato, immaginato e quasi vissuto. Partenza a metà maggio, già a fine febbraio eravamo pronti.

Ma avevamo fatto i conti senza l’oste e senza gli Unicorni.

Noi, nel nostro entusiastico ottimismo, iniziammo a mandare mail, a chiedere prenotazioni a destra e a manca ma nessuno ci rispose! E le poche risposte che ricevemmo recitavano tutte la stessa frase “risentiamoci a maggio!”. Ed è comprensibile, dal loro punto di vista non c’è nessuna fretta. Invece noi lo avremmo capito solo una volta lì, quanto il loro stile di vita sia totalmente diverso da quello che ci eravamo immaginati. Comunque, armati di pazienza riusciamo a definire in extremis tutto il programma: partenza di venerdì dopo pranzo, sabato mattina subito in Beaujolais. Da lì si sale: Côte Chalonnaise, Côte de Beaune, Côte de Nuits, Chablis, fino ad arrivare alle porte della Champagne, in Côte de Bar. Ma non di solo vino vive l’uomo per cui mettiamo in programma anche la visita a Cluny, a Beaune, a Digione, a Fontenay, a Troyes: un programma spettacolare. 

Senza realmente sapere cosa aspettarci, finalmente partiamo. 

Non è stato facile adattarsi alla guida del camper, alle sue dimensioni, al caos totale generato dai bambini durante l’intero viaggio di andata. E ancora non potevamo nemmeno bere per dimenticare. Daniela, mia moglie, una santa vocata all’intrattenimento dei bambini.

Ma finalmente, il sabato mattina, con il cuore pieno di gioia infantile, avvistiamo il primo cartello: très Beaujolais! La nostra vacanza stava finalmente iniziando, da Morgon.

Quello che ti colpisce di più e subito, dritto come un pugno nello stomaco, quando entri in Beaujolais, è la luce.

C’è una luce pazzesca, che irradia tutto, fino alle radici delle viti 

Non so come spiegarlo. Una luce bianca, bellissima. Un paesaggio che è un continuo saliscendi di colline e valli e distese di vigne, ad alberello basso, molto basso, affascinanti.

Poi quando arrivi in Beaujolais ci vai anche un po’ con la testa piena di miti, spesso falsi miti: pensi al Beaujolais Nouveau, ti immagini vini semplici, immediati. Poi ti capita di degustare un Morgon, un Moulin a Vent e capisci che tutti quei discorsi, nozioni, idee erano tutte baggianate!

Di cosa sa quindi un Morgon? Di cosa sa un Moulin a Vent? Di cosa sa un Fleurie? La prima cosa che iniziamo a comprendere, una volta arrivati, è che non esiste un Beaujolais. Non esiste un Gamay. Esistono i Morgon, esistono i Moulin a Vent, esistono i Fleurie. Questa stessa cosa sarà comune ovunque. Inutile chiedere di bere un Gamay, nessuno ti capirà.

Sono vini, dunque, totalmente all’opposto di quello che è l’immaginario collettivo: sono vini potenti, sono vini con ottima capacità di invecchiamento, ma al tempo stesso quando si distendono (specialmente a Fleurie) sono anche vini di grande eleganza.