Borgogna | FRANCIA

L’incredibile Côte-d'Or

La vita semplice e legata alla terra che, in questo luogo, dà origine a vini di straordinaria eleganza e complessità. Dove l’eccellenza è di casa.

Borgogna | FRANCIA

L’incredibile Côte-d'Or

La vita semplice e legata alla terra che, in questo luogo, dà origine a vini di straordinaria eleganza e complessità. Dove l’eccellenza è di casa.

Cari lettori, il racconto del viaggio in Borgogna continua… tra il mito della famosa regione vinicola e la realtà di una terra meravigliosa. Se vi siete persi, il primo articolo lo trovate qui.

Presi da questa bella “sveglia” di impatto, l’indomani ripartiamo. Ma è domenica e nessuno muove un dito di domenica da queste parti, ma nemmeno di lunedì e di martedì. Tutto è chiuso, tutto è strano, ti sembra di vivere tra parentesi. Passeggi nelle cittadine di Borgogna alle 11 del lunedì mattina e ti sembra di essere in un’epoca imprecisata bloccata nella storia intorno alle 5 di mattina di una domenica di primavera: tranne per la luce è impressionante.

Ma torniamo a noi:  l’indomani mattina, domenica, ogni luogo chiuso, decidiamo di dedicarla a visite paesaggistiche: è tutto così meraviglioso qui!

E quindi passeggiata e splendido pic-nic presso la Roche de Solutré! 

Sembra tutto così strano: un posto così bello e iconico di domenica intorno a mezzogiorno, ci saranno state 10 persone.

Ma dove sono tutti? 

Questa domanda ce la faremo per tutta la vacanza. Possibile che in posti così magici non ci sia NESSUNO? Magari sono stati tutti rapiti dai Fauni, chissà. È maggio, una bellissima giornata di domenica ed è ora di pranzo, in uno dei più bei posti del Mâconnais, nel pieno di uno dei luoghi più iconici di Francia, la Borgogna. Non c’è nessuno.

Fossimo in Italia ci sarebbe da fare a cazzotti per trovare un posto per fare una foto, vigne ovunque, bellissime, lasciate libere, ci puoi entrare dentro, ci puoi dormire se vuoi.

Incredibile (parola di cui certamente abuserò!).

Quando poi il giorno dopo, finalmente, entri in Côte-d'Or ti rendi conto che cambia tutto. Ma cambiano anche tutte le tue idee che ti eri formato, convinzioni con le quali eri partito. Principi fisici e metafisici.

Cosa ci immaginiamo, tutti quanti, della Côte-d'Or, cuore della Borgogna? Una terra MITICA, baciata dagli Dei. Una ricchezza smisurata. Cantine iconiche, invidiate da tutti. Produttori le cui bottiglie, singolarmente, costano quanto una Fiat. Pezzi di terra il cui valore raggiunge quello del Pil di San Marino. Ti immagini tantissime cose prima di arrivare, ma mai immagineresti quello che ti trovi poi di fronte: la più semplice delle normalità. Un po’ lo avevo subodorato prima di partire, devo essere onesto.

Quando chiami per fissare le visite e tutti ti dicono: 

“Non so se posso ricevervi”

Perché a Maggio ci sono da fare i lavori in vigna e siamo impegnati” e tu non capisci, perché ti figuri tutte le più importanti aziende agricole in Italia, ma anche quelle medie e perfino quelle piccole, organizzate con bellissime sale di degustazione, personale addetto, tavole imbandite. 

In Borgogna no. In Côte-d'Or tanto meno, qui la vita è semplice, qui la vita è contadina.

È per questo che durante il giorno non trovi nessuno in giro nei paesi, perfino quelli dai nomi più ridondanti: Chassagne-Montrachet, Puligny-Montrachet, Vosne-Romanée … sembrano tutti disabitati. Perché lì vivono TUTTI per la terra, perché lì lavorano TUTTI la terra.

E quando ti ospitano per una degustazione, spesso, avviene tra una lavorazione e l’altra di un vigneto, in stivali sporchi di fango, su un tavolo di cantina, con bicchieri da osteria, senza neanche il pane per pulirsi la bocca.

E ti stappano meravigliose bottiglie, tenendole ferme fra le gambe e tirando via il tappo, come fosse alla sagra di paese.

Perché lì gli è cascata addosso una fortuna immensa, ma son rimasti quelli che erano, meravigliosi contadini che fanno solo quello che più gli riesce: produrre meravigliosi vini.

Neanche a dirlo, a Beaune ci siamo ripuliti anche un po’ l’anima visitando l’Hospice de Beaune: un posto anche questo fuori dal tempo, per la sua semplice bellezza.

Ma poi ci siamo anche ripuliti lo stomaco, ad una incredibile degustazione all’Athenaeum, appena di fronte all’Hospice. 

Certo, perché qui sacro e profano vanno di pari passo. E ad ognuno spetta decidere per sé quale dei due sia il sacro, quale il profano.

Entriamo all’Athenaeum con grandi aspettative, perché ci era stato indicato come la Mecca delle Enoteche in Borgogna. E quindi, di fatto, 

La Mecca delle Enoteche del mondo

C’è di tutto, dai libri, ai bicchieri, fino ad ogni genere di attrezzatura, ed ovviamente loro: i vini.

Ci avviciniamo quasi impauriti, perplessi. Vedo in lontananza, vicino alle casse una stanzetta con una botte al centro e qualche bottiglia appoggiata sopra.

Mi rivolgo al mio amico “ma secondo te ci fanno assaggiare qualcosa?” "Macchè, figurati!”

Io ci provo ugualmente, d’altronde che avevo da perdere? “Mi scusi (parlava italiano il commesso!), ma per caso… si può assaggiare qualcosa?”

“Ma ceertoooooo!! Siamo qui per questo!! Venite!”

Sguardo misto tra stupore ed eccitazione

Andiamo nella “stanza del piacere”

Che avevo intravisto da lontano: diciassette (17!!) bottiglie sopra la botte. Io timidamente “ne potremmo assaggiare due o tre?” Risposta quasi stupita “No, le assaggiate tutte, ovviamente!!”

“Oddio, ma quanto dobbiamo pagare?” “Niente, è il mio lavoro!”

No, vabbè. Non si può spiegare cosa abbiamo pensato io e il mio amico in quel momento, In Italia quando vai ad assaggiare tre vini mediocri, ti fanno pagare l’equivalente di una cena in un ristorante stellato, manca poco. Qui, nella Mecca della Mecca, ti OFFRONO diciassette vini! Da non crederci.

E che vini!! Un’ora e mezza dedicate a noi, senza fretta, con calma e pazienza, spiegandoli tutti.

Anzi: alla fine non contenti, gli chiediamo se fosse possibile assaggiarne pure un altro. Che facce toste! Ma dopo tutti quei vini avevamo perso completamente le inibizioni. Senza fare una piega, ci stappa la diciottesima bottiglia. Incredibile.

Poi vabbè, qualche soldo in vino dopo glielo abbiamo pur lasciato eh! Ma non era affatto scontato. 

Di lì un crescendo. 

Se mi chiedessero oggi “cosa ti ha lasciato la Borgogna?” Risponderei che mi rimangono queste colline ordinate, semplici, che mi rimangono i boschetti che fanno da cappello alle vigne Grand Cru, mi rimangono i cavalli che arano i vigneti, la semplicità dei luoghi e delle persone, i muretti a secco, la tranquillità e la luce. 

Di cosa sa allora il Pinot nero? 

Provate a chiederlo alle persone che qui lo fanno: sa di nulla e sa di tutto, sa di quello che cerchi, sa di semplicità e di complessità, sa di piccoli frutti rossi e di eleganza, ma sa anche di potenza e austerità.

E come ci insegna Miles in “Sideways”: “e inoltre, andiamo... oh, i suoi aromi sono i più ammalianti e brillanti, eccitanti e sottili e antichi del nostro pianeta.“

Siete curiosi di sapere cosa accadrà nell’ultima parte del mio viaggio? Seguitemi, e lo scoprirete nel terzo e ultimo articolo.