Prato | ITALIA

Il vino tra storia, cultura e scienza. Un viaggio senza tempo

Letteratura, filosofia e tradizione, così il vino ha ispirato poeti e scienziati diventando simbolo di civiltà, piacere e conoscenza attraverso i secoli

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Il vino tra storia, cultura e scienza. Un viaggio senza tempo

Letteratura, filosofia e tradizione, così il vino ha ispirato poeti e scienziati diventando simbolo di civiltà, piacere e conoscenza attraverso i secoli

Il vino ha da sempre rivestito un ruolo cruciale nella storia dell'umanità, affermandosi come elemento di spicco in svariati contesti e simbolo delle interazioni tra l'uomo e la terra.

"Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà del mondo", sentenziò Ernest Hemingway negli anni '30, sottolineando l'importanza di questa bevanda nella cultura umana. La sua presenza nella letteratura è un racconto millenario, che affonda le radici nella notte dei tempi. Chi non conosce l'adagio latino "in vino veritas"? Da Platone a Giosuè Carducci, con il suo evocativo "e ribollir de' tini va l'aspro odor de vini l'anime a ralleggrar", versi che risuonano nella memoria di generazioni di studenti.

Non esiste epoca storica in cui il vino non abbia inciso profondamente sulla quotidianità dell'uomo. Leonardo da Vinci, nato a Bacchereto, terra di produzione del Carmignano, invitava a riflettere come “et però credo che molta felicità sia agli homini che nascono dove si trovano i vini buoni”. Dopo il suo trasferimento a Milano, il genio toscano volle cimentarsi nella coltivazione della vite, impiantando un vigneto ancora oggi visitabile.

La poesia greca celebrava le virtù del vino, come Pindaro che declamava: "Il vino eleva l'anima e i pensieri, e le inquietudini si allontanano dal cuore dell'uomo".

Perfino la scienza ha celebrato il vino: Louis Pasteur, padre della microbiologia moderna, lo definì "la più salutare ed igienica di tutte le bevande". E come dimenticare il celebre Mozart che, nel suo Don Giovanni, esaltava "viva le femmine, viva il buon vino, sostegno e gloria dell'umanità".

In Toscana, terra di grandi tradizioni vinicole, Dante e Lorenzo de' Medici, con la sua spensierata "Canzona di Bacco", hanno immortalato versi che ancora oggi risuonano: "Chi vuol essere lieto, sia: quel c'ha a esser, convien sia. Di doman non c'è certezza". A fargli eco, Francesco Redi che, con il suo "Bacco in Toscana", può essere considerato un precursore delle moderne guide enologiche.

Ma il vino non è stato solo fonte di piacere e ispirazione, bensì anche rimedio terapeutico. Gli Egizi lo utilizzavano come anestetico locale, mentre gli Etruschi ne sfruttavano le proprietà per lenire dolori causati da lussazioni, tumefazioni e per curare disturbi della milza e del fegato.

Ippocrate di Cos, già nel V secolo a.C., prescriveva il vino per curare ferite, combattere la febbre e come purgante o diuretico. Anche Galeno documentò ampiamente la preparazione di decotti a base di erbe naturali con il vino come ingrediente principale.

Nel Medioevo, il medico catalano Arnaldo Da Villanova, nel suo "Liber de Vinis", ribadì l'utilizzo del vino a scopo terapeutico, sottolineandone le qualità antisettiche e corroboranti e consigliandone l'uso negli impiastri. Stilò una lista di vini aromatizzati efficaci contro diverse malattie: ad esempio, il vino al rosmarino era indicato per regolare l'appetito, curare i tendini, migliorare l'aspetto del viso e contrastare la caduta dei capelli.

Il vino è entrato persino nel mondo della matematica. In Irpinia, il professor Luigi Moio, nella sua cantina Quintodecimo, ha realizzato un vigneto che segue la successione di Fibonacci, una spirale aurea che simboleggia l'armonia e il ciclo di crescita e rinascita della vite.

In fondo, il vino è anche bellezza assoluta e condivisione. Non va bevuto per il semplice contenuto alcolico, ma per apprezzarne la straordinaria complessità. Il vino è da sempre un veicolo di cultura e sorseggiarlo è un atto di profonda e autentica cultura.

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