Se oggi vi capita di girare in Europa, ma anche nello Stivale al di fuori del Veneto, lo Spritz, iconico cocktail preparato con Prosecco (o vino bianco per i “sacrileghi”), Bitter e acqua di Selz, è prevalentemente declinato in Aperol (o Campari); l’avventore al di fuori del Veneto richiede un “Aperol Spritz” e non, come si usa nella regione del Leone di San Marco, Spritz all’Aperol (o al Campari); la cosa più curiosa è che non si trova quasi da nessuna parte quel cocktail che ogni veneziano considera lo “Spritz” per antonomasia: quello al Select, un bitter nato nella città lagunare nel 1920. Questo è uno dei tanti paradossi che ci fanno percepire le anomalie di un qualcosa che nasce a Venezia ma è conosciuto in tutto il mondo con un “additivo” che il veneziano “de Venexia” rifiuta in quanto “foresto” (che a Venezia sta per ciò che viene da fuori, avulso dalla città e dai suoi ritmi e riti). Il capoluogo veneto, che ha dato i natali a questo cocktail, utilizza pertanto un bitter sconosciuto ai più, laddove i due più noti, il padovano Aperol e il milanese Campari, veleggiano verso vendite e utili stratosferici.
Ma facciamo un po’ d’ordine. Sulle origini di questo cocktail c’è un pressoché unanime consenso.
Deriva dal verbo tedesco “Spritzen”che significa “spruzzare”.
Nell’Ottocento i soldati austriaci, di stanza a Venezia, reputavano troppo forte il vino bianco locale e chiedevano di spruzzarvi un po’ d’acqua. Il vino spruzzato con acqua (in seguito sostituita dal selz) rimase una tradizione delle osterie venete prendendo il nome di Spritz ed era – dai più – visto come una sorta di digestivo; fino alla Grande guerra, lo Spritz era solo “bianco”, come ancora oggi in alcune osterie del Veneto. Nella sua forma moderna, come cocktail, i primi passi mossero dopo la Prima Guerra Mondiale, grazie a due innovazioni: la prima, l’introduzione del sifone da cucina, avvenuta all’inizio del Novecento, che crea la trasformazione dell’acqua frizzante in acqua di seltz, conferendo un gusto più armonico e rotondo al cocktail; la seconda e più importante l’aggiunta del bitter, cioè un particolare tipo di amaro usato come aperitivo e non come digestivo.
Negli anni seguiti al primo conflitto mondiale, in Veneto nacquero due bitter destinati a grande successo: nel 1919 la ditta dei fratelli Barbieri di Padova creò l’Aperol e l’anno successivo l’azienda dei fratelli Pilla di Venezia inventò il Select. Dopo la loro invenzione, a Venezia si prese l’abitudine di “macchiare” lo Spritz con il bitter e, in tal modo, il cocktail assunse una forma simile a quella attuale. A quel tempo esisteva già il Campari, nato tra Novara e Milano nella seconda metà dell’Ottocento, ma non era popolare in Veneto e non era utilizzato per preparare il cocktail. Peraltro la diffusione dello Spritz era piuttosto limitata. Negli anni tra le due guerre il Veneto, come tutta l’Italia, era un territorio prevalentemente agricolo e nella società contadina il consumo di bevande alcoliche era limitato in gran parte al vino da pasto. Solo nei centri urbani la società aveva iniziato a modernizzarsi e stava scoprendo l’abitudine dell’aperitivo, che coinvolgeva gli appartenenti del ceto medio. Anche qui Venezia trainò il resto del territorio permettendo allo Spritz di affermarsi come l’aperitivo più diffuso.
Nel secondo dopoguerra quella che Pasolini definì “la società in cui sono scomparse le lucciole”
(rivisitazione poetica della società dei consumi) assistette alla diffusione degli elettrodomestici, dei televisori, dei veicoli a motore, provocando con la modernizzazione un mutamento anche di abitudini, approcci culturali e non solo sul piano materiale ma anche su quello culturale. Grazie al benessere economico e al declino della società contadina, l’abitudine dell’aperitivo si diffuse in misura maggiore e anche la popolarità dello Spritz aumentò. Per alcuni decenni il cocktail rimase confinato in Veneto, ma con il passare del tempo varcò i confini della regione: dagli anni ’80 si diffuse in Italia settentrionale, godendo di un vero e proprio boom durante la stagione estiva sulle spiagge adriatiche alla fine del decennio; dal 2000 in poi lo Spritz come cocktail assistette a una impetuosa crescita e a una vera e propria internazionalizzazione, tale da farne un cocktail popolarissimo e diffusissimo. Alcuni dati indicano una progressione impressionante.
Nel 2011 l’International Bartenders Association, l’organizzazione che rappresenta i barman di tutto il mondo, lo ha incluso per la prima volta nella sua lista di cocktail, ovviamente nella versione all’Aperol. Nel 2019, secondo la rivista Drinks International, si è classificato al 9° posto tra i cocktail più bevuti al mondo. Nel 2023 la CNN lo include nei primi 10 cocktail consumati negli Stati Uniti.