Copan | HONDURAS

Las Capucas, dove il caffè è un progetto collettivo

In uno straordinario paese ricco di biodiversità, dalla passione per il buon caffè nascono le grandi amicizie.

Copan | HONDURAS

Las Capucas, dove il caffè è un progetto collettivo

In uno straordinario paese ricco di biodiversità, dalla passione per il buon caffè nascono le grandi amicizie.

Avevo deciso di andare in Honduras, nella regione del Copan, per visitare la cooperativa

Cafetalera Capucas , in merito alla quale mi erano giunte da più parti opinioni molto positive oltre che per la qualità dei loro caffè, anche per le scelte di gestione eticamente contemporanee e avveniristiche.

Era il 2013 e così, insieme ad alcuni colleghi e amici, verso la fine di novembre, partii. 

Avevo avuto occasione di acquistare, attraverso un importatore spagnolo, alcuni sacchi della cooperativa Capucas un paio di anni prima e avevo notato che, nonostante l’Honduras coltivi varietà non eccezionali, selezionate per il loro clima molto umido e per contrastare le malattie delle foglie, i loro chicchi si presentavano molto omogenei, puliti e senza difetti.

La tazza era caratterizzata da buon corpo, una discreta complessità e molta dolcezza, qualità adatte per ottenere un buon espresso. Inoltre, mi piaceva molto poter acquistare caffè tracciato, con una identità, sapere e conoscere chi l’avesse coltivato e processato. 

Fino ai primi anni 2000, quando io e mio marito ci imbarcammo nell’ avventura che ci vide per 25 anni fra i torrefattori italiani promotori dello specialty coffee, era molto difficile se non impossibile, trovare caffè riconducibile ad un produttore.

Il mercato mondiale del caffè, per la gran parte ancor oggi, si basa sull’idea di merce e non di prodotto agricolo e quindi alimento; 

Il caffè è la seconda merce più scambiata al mondo

Ed è la commodity tropicale di riferimento, quotata in borsa e quindi, poco importa chi lo produca e come.

Questa era quindi una buona occasione per vedere da vicino come poteva funzionare una grande cooperativa come quella di Capucas che raccoglieva più di novecento soci. Con un volo da Parigi e uno scalo ad Atlanta arrivammo a San Pedro Sula, considerata una delle città più pericolose del mondo, dove, per la prima volta in vita mia, vidi all’entrata dei locali pubblici la segnaletica di divieto di accesso ad armi e alcool!

Con un viaggio in auto di circa tre ore giungemmo a Santa Rosa de Copan, non troppo distante dalle rovine di Copan, per raggiungere in un’altra ora la Cooperativa Cafetalera Capucas, fondata nel 1999 da Jose Omar Rodriguez Romero , che tuttora la guida come general manager e col quale è nata una grande amicizia.

La cooperativa sorge nell’area di Celaque Mountain, che è la vetta più alta dell’Honduras con i suoi 2870 m, in una fitta foresta che è parco e rappresenta una grande riserva di acqua per la grande presenza di fiumi al suo interno. Nella lingua locale Celaque significa ‘ contenitore di acqua’. L’ecosistema è ricchissimo di biodiversità e questo naturalmente è un bene.

La vita in una piantagione di caffè è contrassegnata dal  contatto con la natura, o naturaleza

Che in America Latina è un alto valore carico di spiritualità e l’isolamento;  le prospettive, tuttavia, specialmente per i giovani, sono davvero poche, se si tiene conto anche che, nella gran parte dei casi, il caffè cresce in paesi economicamente, socialmente e politicamente svantaggiati.

Omar, che si è laureato in Agronomia in Honduras, per evitare l’allontanamento forzato dei giovani dalla cooperativa, ha incentivato relazioni, non solo commerciali, ma anche culturali e formative con studiosi e scienziati, mettendo a disposizione la cooperativa per ricerca e sperimentazioni relative all’agro forestazione, all’ingegneria forestale e allo studio del mantenimento del suolo. Inoltre, per assicurare un’istruzione universitaria, ha stipulato un accordo con l’Università Autonoma dell’Honduras affinché potessero essere messi a disposizione docenti , materiale di studio e il supporto tecnico per istituire aule virtuali nella piantagione.

Quando sono arrivata a Las Capucas, erano appena stati ultimati un campo di calcio e l’ambulatorio con la presenza costante di un medico, per assicurare assistenza medica gratuita.

Omar, con l’aiuto di alcuni altri fra i soci fondatori ha contribuito negli anni ad organizzare la cooperativa in modo da dare spazio ai produttori più inclini e più interessati a metter in luce la propria finca  e il proprio caffè, assicurando a tutti, nel contempo, una crescita qualitativa, non solo in termini economici ma anche di stile di vita globale. Naturalmente il caffè che viene raccolto deve garantire  uno standard  qualitativo minimo  per rientrare fra gli specialty coffee, ottenuto anche  grazie allo  scambio continuo di informazioni, all’accesso alla formazione e al credito. Oltre al sistema di beneficiamento interno, processo indispensabile per ottenere la bevanda, vi è la nursery delle piantine e il seminario, dove vengono messi a germinare i chicchi e dove ho provato l’emozione di metterli io stessa a dimora, ci sono aree dedicate al mantenimento della biodiversità.

Una di queste aree ospita le 

Melipona, le api senza pungiglione

Che in seguito vidi in Peru e che sono diffuse in tutta la fascia tropicale. Ve ne sono circa 70 specie e, oltre a produrre un ottimo miele, molto liquido, sono importanti impollinatori e i loro grandi alveari sono visibili un po’ ovunque. A Las Capucas, numerosi alveari sono ospitati in una grande struttura in legno, nella quale vengono raccolti oltre al miele anche polline e propoli.

Il caffè, a Las Capucas, cresce all’ombra, fra alberi di mango, di papaya, fra arance, limoni e mandarini e questo rende il terreno ricco e rigenerato, e di conseguenza le ciliegie di caffè maturano lentamente e danno frutti di estrema densità e consistenza che daranno tazze complesse e ricche, come le persone che ho conosciuto e alle quali mi lega ancor oggi una salda amicizia.