Toscana | ITALIA

Uno spagnolo tra Firenze e Pisa

Tra storia e agronomia una sorpresa che viene dal medioevo: Il tempranillo, che a San Miniato dà origine a vini di altissima qualità.

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Uno spagnolo tra Firenze e Pisa

Tra storia e agronomia una sorpresa che viene dal medioevo: Il tempranillo, che a San Miniato dà origine a vini di altissima qualità.

Questo viaggio parte da lontano, nello spazio e nel tempo, tenendo insieme il sacro e il profano , l'amore per le proprie tradizioni e in particolare per il buon vino, quello di casa propria. Le vicende narrate sono arricchite dal racconto diretto dei protagonisti e per gli eventi indietro nel tempo, dalle ipotesi ritenute più plausibili. Questa storia va a ritroso sino al Medioevo, lungo lo snodo principale delle grandi vie della fede, quelle che permettevano ai pellegrini di raggiungere Roma.

Parliamo della via Francigena

Dei suoi pellegrini, dei fiorenti commerci che si svolgevano intorno ad essa  e della nascita, al suo margine, di piccoli villaggi e grandi comunità. 

All’inizio degli anni '90, a San Miniato, lungo la via Francigena,  Pietro Beconcini, terza generazione di vignaioli in famiglia, sta iniziando ai saperi del vino e della vigna il figlio Leonardo, poco più che ventenne. Siamo in un momento di transizione sia a livello aziendale che nazionale per l’intero mondo del vino, che ha bisogno di essere rilanciato. La famiglia Beconcini sceglie di prendersi una pausa produttiva tra il '92 e il '95, per ripartire su più solide basi scientifiche e agronomiche. L’assist arriva dall’Università di Firenze, che sta portando a termine una massiva zonazione delle aree vitivinicole regionali, cui i Beconcini partecipano con le proprie piante di sangiovese, aggiungendo una seconda tipologia di piante, da cui producono un vino dalla forte personalità, con grande pigmentazione colorante, che regala anche al gusto un’esperienza altrettanto intensa. 

L’opinione comune è che si tratti di malvasia del Chianti, uva presente anche in altre zone della Toscana. Lo studio del DNA regala però un responso a sorpresa: 

Quella piantina non è malvasia del Chianti bensì tempranillo.

Lo stupore, in ambito accademico e ancor più per i Beconcini è fortissimo: che ci fa un vitigno tipico della Rioja, forse il più rappresentativo a bacca nera dell’intera Spagna, a San Miniato? 

Leonardo Beconcini ci racconta quella che è la ricostruzione più accreditata, vale a dire che siano stati proprio dei pellegrini in arrivo da Santiago de Compostela, percorrendo la via francigena che passa da san Miniato, ad aver portato con sé dei semi di tempranillo e averli seminati, dando il via alle prime piantine. Gli studi dell’Università di Firenze hanno riconosciuto in ben 9 delle 19 zone identificate il medesimo DNA del tempranillo tra cui San Miniato, Castelfiorentino, Gambassi fino ad arrivare nella provincia senese, ridisegnando appunto il percorso della Francigena.

Come in tutte le storie, c’è un personaggio che, ad un certo punto della vicenda, porta a una svolta e, in questo caso, alla ragione per cui il tempranillo ha attecchito soprattutto a San Miniato. Il merito è con ogni probabilità da ascriversi a Giovan Battista Landeschi, vissuto nel Settecento, che dal 1753, per quasi tre decenni, fu parroco della Chiesa di Sant’Angelo a Montorzo, sita appena sopra i terreni dei Beconcini. Il Landeschi, noto come uno dei maggiori esempi di ecclesiastico impegnato nella divulgazione di precetti agricoli, fu autore anche di saggi di agricoltura. È probabile che sia stato lui a diffondere la coltivazione di un certo numero di piante, permettendo al vitigno di attecchire meglio rispetto ad altre zone e ad altri vitigni di cui si sono perse le tracce.

Ideale continuatore del lavoro del Landeschi, Leonardo Beconcini ha riportato a nuova vita il tempranillo, identificandolo da subito come uva rappresentativa della propria azienda, quando nella seconda metà degli anni '90 prende le redini dell’azienda di famiglia. Sfruttando l’assist accademico, Leonardo impiega un altro decennio di studi e sperimentazioni in vigna e di (ancor più complesso) lavoro burocratico per portare a casa il risultato più ambito: nel 2009 riesce ad iscrivere il tempranillo tra i vitigni consentiti e consigliati dalla Regione Toscana, ricevendo l'autorizzazione a produrre un tempranillo 100% con etichetta IGT, una denominazione che ancora oggi è solo la Beconcini Wines ad utilizzare. 

Un aspetto molto importante che caratterizza il tempranillo di Beconcini riguarda il fatto che:  

Il vitigno lungo la Francigena si è propagato per seme

Modalità che non restituisce il patrimonio genetico complessivo, lasciando spazio ad una maggiore “toscanizzazione”. 

Il terreno di Beconcini è tra i più basici della regione, con un pH che arriva a 9, una caratteristica che conferisce grande mineralità e sapidità al vino, aspetto legato fortemente anche alle origini marine. Lo dimostra sin dal nome il Vigna alle Nicchie, IGT Tempranillo 100%, il vino più rappresentativo dell’azienda, che cresce in un mezzo ettaro di cui buona parte delle piante ha un secolo di storia ed è franco di piede (le nicchie sono le conchiglie). Leonardo è riuscito a coniugare la sapidita' con l’ acidità dei terreni,grazie a un più ampio lavoro di gestione del vitigno: ad esempio, la fase di vendemmia viene allungata sino alla seconda metà di settembre, con la tecnica del diradamento. Il risultato è un vino che mantiene la sua carnosa essenza, ma si arricchisce di una freschezza che regala eleganza e longevità.  

La storia del tempranillo sanminiatese ci dimostra ancora una volta quanto il vino sia materia viva, nelle sue caratteristiche organolettiche, ma anche culturali e storiche, in un flusso di studi e conoscenze che continua ad alimentare il piacere della scoperta. Il medesimo piacere che può provare un pellegrino, nel Medioevo, come oggi, nel sorseggiare un buon bicchiere di vino al termine di una lunga giornata di cammino.