Firenze | ITALIA

E’ tutto un magna magna

La cultura del risparmio sulle tavole degli italiani ci viene ricordata nel film “C’è ancora domani”. Ed è subito storia della cucina.

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E’ tutto un magna magna

La cultura del risparmio sulle tavole degli italiani ci viene ricordata nel film “C’è ancora domani”. Ed è subito storia della cucina.

“E’ tutto un magna magna" con questa battuta, Paola Cortellesi ha portato a casa sei statuette. Un capolavoro che ha sbancato alla serata dei David di Donatello.

Sto parlando di “C’è ancora domani”. Un esordio alla regia che nasconde una sapienza infinita nella scelta e realizzazione della sua pellicola in bianco e nero. Nella cornice di un periodo storico di recente passato, che 

A noi è arrivato dai racconti dei nostri nonni

Paola affronta il tema attualissimo del ruolo della donna nella società. Siamo nel primissimo dopoguerra, sullo sfondo la società romana e in primo piano la voglia di riscatto sociale ed economica del Paese. Non per tutti è una strada facile e accanto a poche famiglie abbienti, la grande maggioranza delle persone deve tutti i giorni razionare tutto, cibo compreso. C’è una cultura del recupero che limita gli sprechi. Non si butta via nulla in cucina. E se gli avanzi dei pasti come le uova o i maccheroni si mangiano a colazione, la sera in mancanza di cibo in dispensa si ricorre spesso ad una zuppa di latte e pane.

I lettori, almeno quelli appartenenti alla generazione degli anni 50 ricorderanno, sono certa, questa consuetudine nelle nostre casa. Appartiene ai racconti anche di tantissima altra filmografia del neorealismo. Io ricordo l’atteggiamento dei miei nonni che anche quando ormai sulla loro tavola si poteva mettere di tutto, conservavano in alcune circostanze 

Un’attitudine al riciclo alimentare o alla parsimonia

Tradizioni che ancora oggi si fanno spazio nelle nostre cucine un po’ per recupero della tradizione un po’ per moda. Ad esempio il pane duro non veniva mai buttato ma sempre sbriciolato e reso polvere per fare dell’ottimo pangrattato casalingo oppure veniva usato per il latte. La pasta al sugo, avanzata dal pasto, il giorno dopo veniva mescolata a delle uova per preparare una frittata di pasta. C'erano alimenti che in passato erano prelibatezze per soli ricchi, come il cioccolato, che nel film viene regalato alla protagonista dal soldato americano. Anche alcuni formati di pasta grande rientravano tra questi cibi prelibati - perché ai più, con la tessera veniva distribuita solo pastina piccola - per non parlare di zucchero e caffè. 

Lo zucchero e il caffè erano destinati agli ospiti, usati per accogliere parenti, amici e vicinato. Nel film la regista racconta anche l’usanza delle visite per le condoglianze in cui tutti,  vicinato compreso, si recavano a casa della famiglia in lutto, per rendere omaggio al defunto e mostrare vicinanza. Ebbene in quelle occasioni era d’obbligo per la padrona di casa accogliere con una tazzina di caffè e riempirne tante e per più volte, per sostenere gli ospiti nel gran numero di ore di veglia. Paola Cortellesi racconta con amara ironia la corsa verso quell’obbligo sociale da una parte, ma anche l’opportunismo di arraffare questa coccola elitaria per il palato. Forse è una tradizione più legata al sud, ma seppur con modalità diverse, è una storia italiana a pieno titolo.

Il caffè terminava velocemente

Andava centellinato, visita dopo visita. Delia, la protagonista del film, prova a usare poca polvere e a raschiare il fondo del barattolo, mortificata per non essere una buona padrona di casa, ma anche infastidita da quel misero sciacallaggio che avrebbe poi privato la sua famiglia e messo in crisi le sue tasche nella gestione della spesa. 

Mi viene in mente l’abitudine tutta napoletana del consolo (o consuolo). Un tempo a Napoli si usava portare alla famiglia in lutto dello zucchero e del caffè, come consolazione appunto, come dimostrazione di affetto e dolcezza, ma anche come sostegno economico alla famiglia in una circostanza di spesa così straordinaria. Ecco, a distanza di anni dal dopoguerra, alla fine degli anni 80 io ero già grandina, ma ancora ricordo la visita a casa di una zia che aveva l’abitudine o come si dice dalle mie parti la “buona creanza”,  di omaggiare mia nonna con un pacco di caffè, zucchero e cioccolato. Non giochi per noi bambine, o vino, o fiori, ma quei 3 prodotti utili e di conforto. Le nostre abitudini sociali e alimentari affondano le radici in tempi lontani. Grazie a questo meraviglioso film, che consiglio a tutti, possiamo recuperare parte della nostra storia. E trovare forse qualche risposta.