Firenze | ITALIA

Non è fame, ma…

A tavola, da nord a sud dell’Italia, mangiare non sempre è un atto dettato dalla necessità di alimentarsi. Spesso più che soddisfare la fame concediamo spazio alla gola.

Firenze | ITALIA

Non è fame, ma…

A tavola, da nord a sud dell’Italia, mangiare non sempre è un atto dettato dalla necessità di alimentarsi. Spesso più che soddisfare la fame concediamo spazio alla gola.

Non ho fame, ma lo mangio solo per golosità!

Questa è la frase più calorica che pronuncio a tavola, la frase che mi porta sulle montagne russe della mia bilancia. Salite e discese, che passano dal cadere in tentazione al senso di colpa.

Poi una sera trovo un alibi perfetto grazie ad uno spettacolo, un pezzo di teatro magistralmente scritto da Mattia Torre e diretto da Sorrentino. “Sei pezzi facili” è la collana teatrale che vi invito a cercare sulle piattaforme, ma il racconto che colpisce la mia attenzione è “Gola” portato in scena da un inarrestabile Valerio Aprea che a colpi di parole di cibo stordisce i nostri sensi.

Agli italiani piace mangiare, noi mangiamo senza se e senza ma. L’Italia paese dell’arte, di paesaggi meravigliosi, di borghi deliziosi, di grandi città, di cultura infinita per le strade, nei musei, Italia paese di gente accogliente a cui però sostanzialmente piace, più di ogni altra cosa, il cibo. Ci piace mangiare, senza girarci troppo intorno e lo facciamo anche quando non abbiamo fame, perché non si può rifiutare il cibo, sarebbe follia. 

La fame atavica degli italiani è nota

Viene da lontano. Questa la spiegazione che interpreta Aprea nel monologo. Viene dal dopoguerra, perché dopo tante privazioni era un riscatto poter finalmente mangiare. E’ la guerra che ci ha rovinato insieme alle nostre care nonne che, avendo la guerra ancora in testa, la scacciano preparando abbacchio e tutte le prelibatezze delle nostre tavole.

Ma non siamo mica l'unico paese che ha vissuto la guerra, eppure siamo quello che ha reagito così: gli italiani sono quelli che mangiano di più e non lo facciamo tanto per fare, siamo esigenti, lo è del resto la nostra gola.

A botte di cibo scongiuriamo la guerra 

nell’idea geniale di un sano pacifismo gastronomico. Il cibo mette insieme è convivialità, è accordo. Si, mi direte che il cibo è anche disaccordo, perchè forse pensate alla competizione in cucina per preparare la migliore lasagna o torta tradizionale per le feste. Nonne che si lanciano sfide all’ultimo mattarello, ma in quel caso, lo scopo è godereccio ed è solo un gesto di cura e d’amore.

La tavola è luogo ideale per confronti politici, per riunioni di lavoro, per celebrazioni importanti.

Diciamolo - racconta il testo di M.Torre- di molti incontri con tutti i grandi della terra, spesso non si sanno i temi trattati, le scelte politiche fatte, ma si sa tutto, anche i dettagli, dell’ospitalità, delle mise en place e dei menù. Se poi l’incontro si tiene in Italia allora questo aspetto culinario assume un carattere quasi mistico.

A tavola non si può dire di no, in modo troppo autoritario! Quanto meno si deve dialogare, ascoltare, si deve condividere il pensiero con garbo. Il motivo sarà nella chimica: il cervello è così preso dal piacere che il palato gli trasmette, che automaticamente abbassa le difese ed è più disponibile.

Ma a tavola non puoi neanche dire di no al cibo stesso. 

Provateci a rifiutare qualcosa che vi viene offerto

Si c’è il clichè del Sud, che in quanto clichè è per definizione un’assoluta verità, ma lungo tutto lo stivale non è accettabile non provare un cibo preparato per noi. “Provalo è un formaggio che si trova solo in questa valle”, “mangialo è un dolce buonissimo di questo paesino”, “assaggia questa verdura tipica di questa zona” , potrei andare avanti, perché è cosi per tutto.

Chi non mangia non sta bene, si sa. Lo dicevano le nostre nonne da piccoli. Infatti dopo un’influenza il primo segnale di guarigione è l’appetito. E’ così e nessuna prova a sostegno del contrario basta a placare una mamma in grembiule. A tavola si deve finire tutto ed è per questo che iniziano da piccoli a parlarci di piatto pulito o a suscitare sensi di colpa per paesi lontani in cui il cibo manca.

Forse l’unica scusa concessa, quella che passa il vaglio dei nostri ospiti è “preferisco non esagerare, lascio uno spazietto perché voglio provare tutto quello che hai preparato, anche il dolce”.

Dai quante volte ve la siete giocata questa carta?

Troppo orientale come approccio, quasi fosse paragonabile ad un digiuno, racconta il testo. E’ divertente anche il passaggio teatrale che vede il digiuno come una pratica politica scorretta. Di fronte ad un digiuno anche i politici si inteneriscono e firmano decreti e riforme. 

Digiunare è inconcepibile nel Bel Paese.

 A tavola gli italiani riescono anche a fare di più, possono parlare di cibo mentre ancora stanno mangiando quello che hanno nel piatto.

Si perché è quello il momento migliore per progettare altre cene, pensare ad altre ricette. Come ci gratifica se ci chiedono la ricetta di qualcosa che abbiamo preparato, come nutre direttamente l’ego. Come siamo sempre, no dai quasi sempre, pronti a condividerla, anche se nella vita poi in genere non siamo così disponibili con gli altri.

Bello scambiarsi consigli di cucina; forse solo l’ingrediente segreto, quello tramandato da generazioni in famiglia, potrebbe limitare questa generosità.

 

Ma se gli italiani sono capaci di parlare di cibo mentre lo mangiano sono una forza assoluta nel far ruotare tutte le altre attività intorno a questo. Il cibo, fulcro delle relazioni.

“Prendiamoci un caffè e facciamo due chiacchiere”. Del resto al caffè si abbina bene anche il dolce.

“Mangiamo una pizza dopo la partita?”

è la scusa ideale per far uscire gli uomini in settimana. “ci vediamo prima del teatro per un aperitivo o facciamo cena dopo”? Anche qui il divertimento, le altre occasioni per socializzare sono solo la ragione esplicita, ma quella vera, non mentiamo, è la gola!

Vi riconoscete lo so, anche se vi fa sorridere ammetterlo.

E allora secondo me non c’è occasione più ghiotta per vedere un bel lavoro teatrale, magari tutto e non solo questo primo racconto, sul vostro divano, comodi, magari con amici o famiglia e… lo so che ci avete già pensato, sul divano è bellissimo sgranocchiare qualcosa!